Nulla è più tranquillo, sicuro, costante e incrollabile di una pioggia che cade leggera
Come moltissime altre persone, soffro il fascino della pioggia. A chi, d’altronde, non piace rimanere rintanati in casa, magari sotto le coperte o con una bella tisana calda tra le mani, mentre fuori piove e soffia un vento freddo. Non c’è, forse, una sensazione di maggior pace e benessere di quella che ci viene data dal rumore continuo, sempre uguale ma al contempo sempre diverso, della pioggia che cade attorno a noi. Ci dà sicurezza.
Visto il fascino e l’influenza che la pioggia è in grado di esercitare su tutti noi, essa si presta bene anche come parte integrante di una meditazione. Può essere un importante aiuto nelle nostre sessioni, aiutandoci a raggiungere un profondi livello di concentrazione e consapevolezza. Soprattutto in questo periodo in cui “reperire” la pioggia inizia ad essere decisamente facile.

Nell’articolo di oggi vedremo in che modo possiamo usare la pioggia, o più precisamente il rumore della pioggia, all’interno nelle nostre meditazioni. Vedremo come possiamo sfruttare questo elemento per rendere le nostre meditazioni più soddisfacenti con semplicità.
La meditazione contemplativa
Come visto innumerevoli volte (ormai siamo esperti a riguardo) una parte importante della meditazione consiste nel rivolgere la propria attenzione a un qualcosa (l’oggetto della meditazione), di modo da evitare che la mente vaghi, iperattiva, nella selva dei nostri pensieri. Molto comune nelle sessioni di meditazione è usare un oggetto interno (come il respiro, ma ne esistono e ne vedremo molti altri), perché facile da reperire e semplice, se serve, da manipolare.

Alcune volte, però, può essere utile rivolgere la propria attenzione verso un qualcosa di esterno. Esistono molte tecniche che si basano su questo approccio (un esempio molto famoso è il cosiddetto mangiare consapevole), che avremo sicuramente tempo di approfondire, e vengono raggruppate tutte nella grande famiglia delle tecniche di meditazione contemplativa.
Come il nome suggerisce, si tratta di tecniche in cui si contempla un oggetto (inteso di meditazione) esterno, utilizzando uno solo dei nostri sensi e cercando di escludere dalla nostra consapevolezza sia gli stimoli interni alla nostra mente che quelli che provengono dagli altri sensi. Tra le varie possibilità, una è utilizzare l’udito. Non preoccupatevi se per adesso vi sembrerà tutto molto strano: avremo sicuramente modo di discutere queste tecniche avanzate in dettaglio. Tuttavia, ispirato dalla giornata piovosa e dato il periodo dell’anno che si sta avvicinando, forse un po’ triste e cupo, voglio anticipare un po’ i tempi per mostrarvi come la meditazione ci aiuti a trovare il lato positivo, un appiglio, anche nella più mesta delle atmosfere.

Ma torniamo a noi: come possiamo usare la pioggia nelle nostre meditazioni? Possiamo farlo sfruttandone il suono. Quando la pioggia cade, produce un suono con ben determinate caratteristiche: è un suono continuo, costante e pervasivo, che riesce facilmente ad occupare tutta la nostra consapevolezza; è un suono ripetitivo, che macroscopicamente si presenta sempre uguale a sé stesso, ma che è al contempo, microscopicamente, sempre diverso (come due pezzi diversi dello stesso materiale, che sono uguali ad una visione globale ma diversi sul piano microscopico).
Tutte queste caratteristiche sono necessarie affinché un suono sia un buon oggetto per una meditazione contemplativa, pertanto la nostra pioggia ne è un ottimo candidato.
Come meditare usando la pioggia
È molto semplice, anche intuitivo, capire come usare il suono della pioggia nelle nostre meditazioni (d’altronde, come dicevo poco sopra, siamo ormai degli esperti in meditazione): è sufficiente rivolgere ad esso la nostra attenzione pienamente consapevole. Basta “osservare” il suono della pioggia, analizzarlo, atomizzarlo. Occorre “guardarlo” da vari punti di vista, sia globale (un rumore bianco, caotico ma omogeneo, che si ripete sempre uguale) sia locale, concentrandosi sulle diverse componenti del suono, sui diversi rumori sempre nuovi prodotti da gocce di pioggia differenti. E occorre sempre farlo con uno sguardo curioso e genuinamente interessato.

Per intenderci meglio e per iniziare a capire come il suono della pioggia possa essere integrato nelle nostre sessioni, vi porto un semplice esempio di meditazione totalmente dedicato ad esso. Va da sé che questa tecnica può essere utilizzata solamente quando l’oggetto è disponibile (piove).
L’esempio
Come sempre, trovate una posizione comoda, che vi permetta di rilassare ogni parte del corpo ma che vi aiuti a rimanere vigili, e cominciate a respirare. Fate lunghi respiri profondi e, ad ogni espirazione, rilassate ogni singolo muscolo, uno dopo l’altro. Concentratevi sul respiro, finché la mente non si sarà calmata un po’. E, quando siete pronti, rivolgete la vostra consapevolezza alla pioggia.

Iniziate con un’attenzione leggera, osservando il suono quasi di sfuggita, come con la coda dell’occhio, e concentratevi sul rumore della pioggia nel suo complesso. Osservatelo, vagamente, e lasciate che pian piano si diffonda all’interno della vostra mente, dedicandoci sempre più attenzione. Ad un certo punto, rendevi conto come, in modo del tutto naturale, tutta la vostra consapevolezza sia rivolta ad esso.
Continuate a mantenere l’attenzione sul rumore della pioggia nella sua totalità, cercando di coglierne tutte le caratteristiche macroscopiche. È un rumore ritmico, periodico? È profondo e grave? O magari acuto? Chiedetevi se il rumore sia un clangore metallico o un suono ovattato, e cercate di capire da esso su quale materiale le gocce di pioggia stiano cadendo.

Quando avrete esplorato a sufficienza il rumore della pioggia in questo modo, cambiate prospettiva. Immaginate di afferrare una lente di ingrandimento e di osservare il rumore nei suoi dettagli. Rendevi conto che il suono che state ascoltando non è un impasto liscio, omogeneo, uniforme, ma è granulare, composto da tantissimi piccoli elementi, tutti diversi tra loro. Ogni goccia d’acqua che cade produce un suono diverso che, nella sua sua interezza, è una sinfonia melodica e amalgamata ma che, in realtà, è un miscuglio di elementi.
Cercate di identificarli tutti, concentrandovi su di essi uno ad uno. Continuate ad osservare il suono della pioggia, analizzandolo, sì, ma scomponendolo nelle sue parti. Cercate di sentire le sue costituenti più acute e quelle più gravi, separatamente. Sentite la diversa periodicità dei suoi elementi, e cercate di capire se ce ne sono di aperiodici. Concentratevi sui rumori isolati, come un tuono, ed esplorate con discreta curiosità la varietà che costituisce il suono complessivo.

Quando sarete pronti, con la mente che si sarà placata al suono rilassante della pioggia, semplicemente distogliete l’attenzione da esso. Fatelo però lentamente, facendo il modo che la pioggia esca gradualmente dal vostro piano di consapevolezza, così com’è entrata, fino a diventare un oggetto periferico nel nostro campo visivo, che osserviamo con la coda dell’occhio.
In estrema sintesi
- Solitamente, le tecniche di meditazione richiedono di concentrarsi su un oggetto interno, come il respiro
- Alcune tecniche, dette di meditazione contemplativa, richiedono di rivolgere la propria attenzione all’esterno
- Un esempio consiste nell’utilizzare l’udito, concentrandoci su un suono facilmente reperibile, come quello della pioggia

La tecnica in pillole
In una posizione comoda e vigile, respirate profondamente
Continuate finché la mente non si sarà leggermente calmata, pronta per la sessione
Rivolgete ora l’attenzione consapevole al suono della pioggia
Inizialmente in modo leggero, e gradualmente sempre più profondamente
Concentratevi sul suono della pioggia nella sua interezza, osservandone le caratteristiche macroscopiche
Rivolgete, poi, l’attenzione alle diverse componenti che costituiscono il suono complessivo
Osservatene la diversa periodicità e cercate di individuare gli elementi più acuti e quelli più gravi
Quando la mente si sarà placata completamente, seguendo il suono della pioggia, distogliete gradualmente l’attenzione da esso
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